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STORIA DELLA CANTINA
Felluche e vascelli navigavano attraverso i mari camerotani già nel 1600 per i loro commerci con la città di Napoli, trasportando ogni sorta di mercanzie da una costa all’altra della penisola meridionale.
In questa zona del Golfo di Policastro si insediarono, col tempo, alcuni pescatori e diedero vita, verso la metà del ‘700, a quella che oggi è Marina di Camerota, che da piccolo villaggio di pescatori si è trasformata in una ridente cittadina marittima senza perdere il fascino dell’antica genuinità nel cuore dei suoi abitanti.
Una volta formatosi le prime abitazioni, presto sorse vicino al magazzino delle merci una taverna per ristorare i naviganti e i pochi abitanti del luogo, un ritrovo dove costoro potessero rifocillarsi e affrontare con più energia le fatiche della pesca e della navigazione.
La Cantina del Marchese di oggi è tuttavia un ambiente originale che richiama quello del 1874, dove lo spirito e l’atmosfera sono rimasti invariati e, grazie alla ricerca ostinata del proprietario, anche il sapore genuino dei cibi è rimasto quello di una volta, riproponendo le pietanze e il gusto di un tempo ai visitatori di tutto il mondo che si fermano alla sua tavola per assaporarle.
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DICONO DI NOI
I maracuoccioli di Lentiscosa.
Coltivata solo a Lentiscosa, una piccola località a sud di Camerota, questa leguminosa – dall’aspetto di piccoli “sassolini” di colori diversi che vanno dal verde al rossastro e dal gusto un pò amarognolo – viene definita un’antenata delle cicerchie, ma la verità è che non sembra esserci nulla di simile altrove. Protagonista dell’alimentazione di sussitenza locale in passato, era consumato sotto forma di polenta con l’aggiunta di grano, olio e cipolle. Oggi sono rimaste poche famiglie a coltivarla, tra cui quella di Francesco Fiore che nel ristorante La Cantina del Marchese a Marina di Camerota prepara ogni giorno – oltre a tante ricette lentiscosane – la maracucciata: ulteriormente arricchita da farina di fave e ceci e altre verdure, questa sorta di polenta si può assaggiare solo qui. Francesco Fiore ricorda con passione la sua infanzia, quando tutta la famiglia partecipava alla laboriosa preparazione piatto secondo una sorta di rituale fatto di gesti antichi e utensili come la cavurara, la pentola di rame, o la cucchiara con cui si serviva la polenta nei piatti. E poiché qui il passato non è tanto ingombrante da oscurare il presente, non ha esitato a cercare su internet – dopo aver portato i suoi maracuoccioli a diversi esperti in tuttaItalia – per saperne di più, e ora sembra aver trovato un lontano parente nelal roveja, pisello selvatico che cresce sui Monti Sibillini.
da: “Il Gambero Rosso” settembre 2006
…Guardiamo oltre.
Oltre San Silvestro, oltre le feste. In questi momenti ognuno si dedica alle radici culinarie della propria regione. Terminati gli obblighi, si può scoprire una cucina differente, poco conosciuta ma ricchissima, quella del Cilento. Per un excursus in questa tradizione, c’è la Cantina del Marchese. Una piccola osteria nel centro vecchio di Marina di Camerota (Sa), che negli ultimi anni ha raggiunto un obiettivo importante: recuperare tutte quelle usanze alimentari di un’area povera solo sulla carta. I piatti poverissimi delle genti rurali da una parte, i piatti ricchi delle feste dall’altra. E un lavoro di ricerca dei produttori locali eccellente, capace di dare lustro ai preziosi oli, salumi, verdure e formaggi cilentani. Il pane è preparato secondo metodologie antiche, cotto in forni a legna con volte in mattoni refrattari. Così da conservarsi nei giorni sempre fresco e fragrante. Le verdure (veramente clamorosi melanzane, pomodori e peperoni) sono coltivate biologicamente e messe sott’olio, il piccante olio d’oliva cilentano. Naturalmente, anche i sottaceti sono biologici e buonissimi. Per non parlare dei salumi: longanella, soppressata, capocollo e salsiccia sott’olio sono straordinari. Tra i formaggi, la selezione comprende eccellente caciocavallo e mozzarella con il mirto. Buona anche la carta dei vini, quasi tutti fiano, Cilento e aglianico locali e a volte biologici. Da non perdere i primi, caviatelli, zuppe di fave, minestre maritate e altre delizie.
da: www.squisito.org
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BALLANDO LA “MARACUCCIATA”
Ha un nome da ballo sudamericano e la consistenza di una polenta. La materia prima la trovate quasi esclusivamente a Lentiscosa, frazione del Comune di Camerota; il piatto finito potete gustarlo in una osteria enoteca che della cucina tipica cilentana è un baluardo da decenni. Signori, la maracucciata. Ovvero la pirea ricavata dal “maracuoccio”, piccolo legume simile al pisello che si raccoglie tra giugno e luglio. E’ una delle prelibatezze dell’accogliente e ruspante “Cantina del Marchese” di Marina di Camerota, storico locale del centro, nato addirittura nel 1874 e da molti anni gestito dalla famiglia Fiore, solo donne in cucine e tanta passione per le pietanze della tradizione. Una volta qui si beveva solo vino locale, tranquillo o vivace, accompagnato da sott’oli, affettati e formaggi. Tuttora non mancate di assaporare almeno i lampascioni e i pomodori secchi, la soppressata e il capicollo, la mozzarella alla mortella e il cacioricotta alla “nepeta” sorta di mentuccia selvatica.
Ma il successo e la clientela più esigente hanno fatto crescere le aspettative, e oggi il Marchese è un vero polo di degustazione di specialità locali introvabili altrove. Maracucciata a parte (ma è indispensabile provarla, è davvero straordinaria, una mescolanza di maracuoccio e farina di grano su crostini di pane fritti), la fresca cantina e i suoi sorridenti maestri di sala vi suggeriranno ad esempio òa magnifica “ciaorella”, una zuppa di fave, patate, bietola e pancetta; oppure le “sciampielle”, melanzane ripiene di un impasto di uova, formaggi di pecora e capra e pane raffermo, fritte o passate in forno; o ancora “scibbuni”, pasta cresciuta fritta con alici sotto sale. Naturalmente, questo è anche il regno di lagane e ceci, di zuppe di fagioli e dei famosi “cicci maritati”, minestra di legumi misti. E le paste fresche si chiamano fusilli, cavatielli e triidi (simili alle trofie). Ci sono anche pizze integrali. O con pomodori, olio e origano (la “rianata”), o ripiene: di ricotta e prosciutto, di scarola olive e capperi. I secondi piatti cilentani toccano il mare solo con il baccalà con patate e alici, mentre prevalgono le carni di coniglio, agnello e capretto. Seduti su panche di legno, accompagnati da un servizio essenziale, dal Marchese ritroverete le atmosfere di calda ospitalità delle osterie di una volta. Né frutta né caffè, vini preferibilmente cilentani, si chiude in bellezza
con i semplici dolci fatti in casa, tra cui gli scauratielli, bollenti zeppoline fritte passate nel miele.
“Articolo scritto da Santa Di Salvo nel giornale Il Mattino”
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POESIE
- ‘A cantina d’ ‘o marchese
Pare na palummella chella vela
che corre ‘ncopp’ a l’onna stammatina,
‘a sabbia scotta comme na cannela,
chiena ‘e mbrelline è già tutt’a marina.
Nun c’è celeste comme chistu cielo,
verde nun c’è cchiù verde ‘e sti culline
ca pe’ putè’ pittà cchiu bella tela
s’avriana tenè’ virtù divine.
Si vuie a Camerota villeggiate
passate p’ ‘a cantina d’ ‘o marchese,
facite propio ‘a meglia d’ ‘e ‘ngarrate:
na tavernella addò, senza pretesa,
se véve e magna buono e nce turnate
cuntente sia p’ ‘o gusto ca p’ ‘a spesa.
Leonardo Fiore
- ‘A cantina ru marchise
Miez ‘e vichi ra Marina
ngé nu posto bell’ assaje,
tutti i nobili e ‘a reggina
certu nun s’ ‘u scorda maje
‘A scarola ch’ ‘i fasuli,
supersate e pò ‘u furmaggiu,
ccà nun mangi mai ra suli,
‘a ciambotta vale ‘u viaggiu!
Vieni e mangia tutt’ ‘u mise
‘a Cantina ru Marchise,
vino allegro e milli rise,
‘a Cantina ru Marchise.
Passa ‘u tiempo, e a voce canta,
tannu ‘a Spagna e mò ‘a Tedisca,
laani e ciciri e ‘a pulenta,
vinu veru e nu acqua frisca!
‘A Marina ri Cammarota
ngè stu postu assaj billillu,
mangi e torni nata vota,
a’a salute ru Ciccillu!
Oreste D’Alessandro compose il 29/06/05